Cosa è il No code e la sua sbagliata filosofia italiana

Il nocode non va bene

Parliamo della filosofia del nocode.

Sviluppare in nocode significa realizzare prodotti e servizi digitali senza la necessità di utilizzare nessun linguaggio di programmazione.

Un insieme di software nati per risolvere le problematiche di molto marketer / imprenditori ma anche persone comuni che volendo adeguarsi al mondo dell’online preferiscono usare (e adeguarsi) a dei software già pronti per sviluppare le loro esigenze (ecco il perchè chiamati no-code)

Attenzione: come premessa anche io utilizzo spesso e volentieri per delle soluzioni veloci integromat (o typeform o canva) che fa parte delle soluzioni nocode del nuovo millennio ma non per questo ne faccio il centro del mio business e baso tutta l’architettura di un cliente su questo programma.

Analizziamo con calma alcuni fattori

Prima di tutto diciamo che spesso no-code ha solo il nome, in quanto un minimo saper sistemare o “aggiustare” questi programmi già pronti per la propria esigenza non sempre è una passeggiata.

Voler realizzare qualcosa di complesso (anche solo una community a pagamento) non significa mai usare un solo programma ma integrare tra di loro diversi programmi.

Per fare queste “integrazioni” serve un minimo delle basi di logica di programmazione, anche il semplice integromat se bisogna rimuovere delle parole da delle frasi, fare logiche condizionali con i filtri (i classici if/else) ha bisogno di dimestichezza e spesso e volentieri vedo sempre più persone che scrivono nel loro gruppo di assistenza che hanno bisogno di una mano per realizzare anche delle semplici logiche.

Questo accade perchè sempre più persone aderiscono al no-code e spesso e volentieri non hanno nessuna base di partenza per poter interagire con questi programmi.

La filosofia sbagliata

Vorrei portare un esempio reale, secondo me, di una community italian che basa il loro business (perchè di questo stiamo parlando) sul no-code. Il loro business principale è far capire, attraverso dei professionisti e delle interviste, come sia facile realizzare progetti grandi adeguandosi ai vari programmi no code per gli imprenditori.

La loro stessa community è creata con software come Memberstack / webflow / circle / airtable e così via.

Ora vorrei analizzare approfonditamente questa soluzione così come viene riproposta per organizzare un sistema di corsi o di membership, prendendo ad esempio uno dei lavori svolti per conto di heklamoney nel 2020 da me insieme ad un mio collaboratore.

Tralasciando il fattore che un marketer professionista NON può abbassarsi a usare programmi già pronti a meno che le sue esigenze non sono esattamente quelle che può dargli la piattaforma.

Se avessi usato tutte soluzioni no-code proposte dalla community che ho visto avrei così cominciato

  • Cominciamo da memberstack per gestire appunto la membership, il quale nel piano base, pagato annualmente costa 300$ l'anno(al quale bisogna aggiungere il 4% di commissioni escluse quelle di stripe).

    Contando le commissioni e contando un volume medio di 3000 euro al mese abbiamo 120€ al mese di commissioni per 1440€ all’anno

  • Avrei dovuto procedure inserendo un sistema come webflow per gestire le pagine e le landing page in autonomia alla modica cifra di 144 dollari all'anno
  • Avrei dovuto concludere con la creazione della community attraverso circle al modico prezzo di 468$ pagati annualmente
  • Un sistema di fatturazione qualunque, collegato con memberstack attraverso integromat o zapier (quindi altri 216 euro all'anno per il piano base di zapier o 108$ all'anno per il piano base di zapier)

Ora a tutti i prezzi sopra descritti 468+144+1440+300 = 2352$ all’anno (comprese le commissioni su una media di 3000 euro di entrate altrimenti avrei speso circa 912 dollari), dovrei giustamente sommare il costo per la costruzione e l’interfacciamento di tutto (o comunque le “mie” ore personali per la configurazione di tutto, che non sono gratuite) aggiungendo magari un migliaio di euro per il “programmatore” (è una soluzione no-code quindi mi son tenuto basso sulle massimo 10 ore di lavoro).

Alla fine di tutto dunque ho speso una cifra X (che è la somma di ciò che vedete sopra) per avere una soluzione “non mia” (lo tengo a sottolineare), in quanto tutti questi programmi sono dei saas che possono cambiare o addirittura (nel peggiore dei casi) morire.

In cambio sto “risparmiando” (che poi non è neanche un risparmio se viene visto in questi casi) sul costo di uno sviluppatore o di un collaboratore che mi tiene aggiornato tutto

Bè che dire, molto comoda questa soluzione, soprattutto se il no-code viene inteso come una soluzione per avere in low cost una soluzione funzionante.

A questo punto, se una persona vuole andare low cost, tanto valeva spendere dei soldi per

  • Amember (150$)
  • Invision self hosted (250$)
  • Il tanto odiato wordpress con optimizepress (99$)
  • Un hosting decente come cloudways (12$+ al mese)
E pagare magari qualcosa per la configurazione del tutto e avere una soluzione personalizzabile **personale** (lo tengo a sottolineare, in quanto questi software sono acquistati e non vengono revocati nè cambiati), senza commissioni (tranne quelle dei gateway)

Conclusioni

Non credo che questa filosofia “italiana” del no-code stia andando verso una strada giusta, al contrario penso sia completamente il contrario di ciò per cui il no-code sia fondato